In una società in continua evoluzione, i corsi di formazione giocano un ruolo fondamentale. Tutto intorno a noi si trasforma ed è per questo che è fondamentale non rimanere fermi. La conseguenza sarebbe quella di rimanere indietro o, nel peggiore dei casi, essere esclusi.
Come detto, tutto si evolve, mondo lavorativo compreso, a volte può infatti capitare di accorgersi che ci manca un “qualcosa”, quella competenza che, se fino a un attimo prima non avevamo calcolato, ora è diventata fondamentale. È per questo che è necessario continuare a studiare e ad aggiornarsi, in modo da rimanere competitivi nel mercato del lavoro.
Cosa si intende per formazione
Con il termine formazione si indica il processo di sviluppo dell’individuo, che porta alla progressiva acquisizione, attraverso lo studio, l’esperienza e ai corsi di formazione, di specifiche competenze professionali. Il significato deriva dal termine “formare”, dare una forma.
La formazione non va considerata come un qualcosa di superfluo di cui si può fare a meno, oppure odiata perché richiede di dedicare parte del nostro tempo che potremmo spendere per altre attività. Deve essere considerata come un elemento di trasformazione in grado di farci acquisire nuove capacità, competenze e aspetti utili al fine di determinare un migliore inserimento nella realtà in cui dobbiamo operare.
Gli obiettivi della formazione sono collegati, influenzati e associati al progetto e al contesto in cui ci troviamo. Quello che rimane come punto fermo è il fatto che, senza la formazione, non è possibile arricchire le proprie competenze, capacità e comportamenti che oggi più che mai sono indispensabili in qualsiasi professione.
Quello che sta emergendo con forza è che le aziende richiedono personale sempre più competente e preparato. Questa richiesta è cresciuta esponenzialmente ancor di più con lo scoppio della pandemia, quando molti settori del mondo lavorativo hanno dovuto fare i conti con restrizioni e lockdown che hanno portato inevitabilmente a una rapida evoluzione del modo di lavorare, come ad esempio lo smart working.
Dare valore alle proprie competenze attraverso la formazione, tanto per le aziende quanto per i dipendenti, vuol dire investire su sé stessi e sul proprio miglioramento per raggiungere determinati obiettivi.
Soft skills e hard skills, quali sono e come individuarle
Un dipendente viene giudicato all’interno di un’azienda in base alle sue soft skills e alle sue hard skills. Entrambe non sono statiche e possono essere ampliate e/o migliorate grazie ai corsi di formazione. ma che cosa si intende per soft skills e hard skills?
Le hard skills sono le competenze che possono essere valutate rapidamente. Fanno parte delle hard skills: il livello di studio, delle lingue, delle competenze tecniche che si acquisiscono grazie all’esperienza maturata durante il percorso scolastico o sul posto di lavoro. Queste competenze sono frutto di studio, ripetizione e pratica e sono fondamentali per la crescita lavorativa e il raggiungimento degli obiettivi professionali. Le hard skills sono competenze quantificabili e dimostrabili tramite prove pratiche, certificazioni e attestati sul CV.
Le soft skills, che si contrappongono alle hard skills, permettono di comprendere il comportamento che il candidato adotterà all’interno dell’azienda, del gruppo di lavoro e delle sue funzioni. Le soft skills sono quegli aspetti caratteriali e comportamentali che vengono presi in considerazione non solo durante il processo di selezione, ma anche durante tutta la durata del contratto in modo da decidere se confermarlo o meno e/o proporre un eventuale aumento di stipendio.
Seguire corsi di formazione per acquisire hard skills è molto più semplice rispetto all’acquisizione di competenze in grado di migliorare le soft skills visto che, come detto, queste corrispondo più al carattere di una persona e a come questa vive all’interno di un gruppo.
Welfare aziendale e formazione
Secondo il Tuir, in presenza di contratti, accordi o regolamenti aziendali, i lavoratori hanno la possibilità di iscriversi a corsi di formazione usufruendo del proprio plafond di Welfare Aziendale. Questo rappresenta un vantaggio economico sia per il dipendente sia per l’azienda che può beneficiare della deducibilità integrale delle somme utilizzate dal dipendente per il corso di formazione. Inoltre, un altro vantaggio lato azienda è che, dare la possibilità ai propri dipendenti di usufruire del proprio welfare aziendale per seguire dei corsi di formazione, aumenta la soddisfazione dei lavoratori e la loro produttività. Questo si traduce per l’azienda in un guadagno in termini economici e, soprattutto, di soddisfazione del proprio personale.
Al comma 2, lettera f-bis del Tuir si afferma inoltre che, il dipendente può utilizzare il proprio plafond di Welfare Aziendale per finalità di istruzione, come ad esempio libri di testo, corsi di lingua, rette scolastiche e/o universitarie, ecc… a favore dei suoi familiari.
Beneficy e corsi di formazione
Come abbiamo visto, per rimanere competitivi nel mercato del lavoro, è fondamentale continuare ad aggiornarsi e quindi seguire dei corsi di formazione per migliorare le proprie preparazione. Inoltre, la possibilità di servirsi del welfare aziendale per poter accrescere le proprie competenze, rappresenta un grande incentivo.
Grazie a Beneficy è possibile accedere a un ricco pacchetto di corsi, non solo per migliorarsi in campo professionale, ma anche come persona. Infatti, oltre ai corsi di lingue straniere e di informatica, è possibile trovare corsi di cucina, di musica yoga ecc…quindi in generale dei corsi utili per migliorare anche le proprie soft skills.
Un grande vantaggio dei corsi che è possibile trovare su Beneficy consiste nel fatto che, se si escludono i corsi per cui è fondamentale essere in presenza, la maggior parte sono corsi online. È quindi sufficiente disporre di un pc o di un tablet e collegarsi alla piattaforma e-learning del corso scelto.
Matteo Paolini inizia la sua carriera da giornalista durante i primi anni dell’Università degli Studi di Verona. Consegue la Laurea Magistrale in Editoria e Giornalismo e nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti.
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